giovedì 26 novembre 2009

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L-Twin si ferma qui ragazzi, come un motore di quelli buoni ho finito la benzina, o forse è solo finita la strada....e siccome ho sempre avuto i semi con le slick non posso andare oltre.

Io me ne vado, perché senza il carburante, che per me era l'amore di una ragazza, della mia unica e amata anima gemella, il mio cuore a pistoni ha smesso di gridare le note della vita.

Non fatevi scappare le cose veramente importanti nella vostra esistenza, non siate omologhi a chi vive solo perché é stato messo al mondo, per chi come me ha, o ha avuto la fortuna di poter dire di essere stato amato incondizionatamente, non lasciate che l'abitudine vi renda ciechi della vostra grande fortuna.

E quando l'inverno vi obbligherà a troppe soste dove parlare tra amici, per scaldarsi solo un poco, brindate alla mia salute, brindate a tutti i piloti che come me non sono più, irraggiungibili.

La storia di Velluto:

Erano anni che la ascoltavano quella storia i cancellieri, ogni inverno quando il freddo generale volenti o no li costringeva ad abbassare le armi in segno di resa, per poi attendere che qualcosa gli annunciasse l'arrivo nuovamente della primavera.
Ma l'arrivo dell'inverno era anche l'occasione per ascoltare la storia di Velluto, oramai la conoscevano bene, ma loro l'ascoltavano lo stesso.
Seduti sempre sulla stessa panchina, si facevano accompagnare dalla voce del sarto pilota, ogni volta e per l'occasione insolitamente logorroico.
Raccontava di quel giorno che aveva inseguito quel tale, sul passo, in mezzo a tante foglie gialle e rosse.
Velluto e il suo V7 da battaglia raramente erano stati costretti ad inseguire, e tante volte quand'era successo, la storia era morta lì, non se n'era più parlato per rispetto al signore quale era.
Nel caso dell'irraggiungibile, questa reticenza non era necessaria.
Velluto lo descriveva sempre come qualcosa di indistinto; guidava una moto che non si riusciva a descrivere e indossava tuta e casco che sembravano provenire da un altro tempo.
Per un attimo, a tratti, aveva avuto l'impressione di condividere una sfida con uno degli uomini più veloci al mondo, uno di quegli eroi che volavano tanto più in alto sul Mountain da non riuscire più a far ritorno, veloce, ma non abbastanza da riuscire a seminare un destino beffardo e malevolo.
Ad ogni arrivo d'autunno, Velluto raccontava del giro che si era fatto con un pilota che non si riusciva in nessun modo a raggiungere. Chissà se era vero.
Probabilmente il racconto di Velluto era solo un desiderio o un sogno, che una reale esperienza vissuta, un desiderio che le circostanze e la partecipazione riuscivano quasi a rendere quasi visibile agli occhi dei compagni.
Vero o no che fosse, gli altri cancellieri ascoltavano rapiti.
Poi entravano nel bar, dal Mazza e alzando i calici con mani sporche di morchia e passione, brindavano a tutti quelli come loro che oggi non ci sono più.
Irraggiungibili.


giovedì 12 novembre 2009

Clubman racer



Sembra che la paura "faccia 90", così con lo spettro del fallimento vero davanti, ecco che Guzzi tira fuori uno spettacolo di motociclettina all'Eicma.
Certo, per i mai contenti, potrebbe essere il 1200 così da avere qualche cavallino in più e poter competere per bene con le varie Bonnie, ma va bene anche così.

Ora vediamo alla messa in produzione come arriverà.

lunedì 2 novembre 2009

1° November Run


La sorte è buffa;

è buffa per un sacco di motivi, per il suo strano senso dell'umorismo soprattutto...

Mi spiego, tra tutte le moto che ho desiderato, guidato, avuto, non so perché ho scelto la più "inadatta", è lenta, scomoda e vecchia, ma per quello strano gioco che rende i difetti "caratteristiche" ci siamo scelti.

Ci siamo scelti un pò come una vecchia coppia che sta insieme da una vita, che si lamenta e battibecca su qualsiasi cosa, ma nessuno dei due potrebbe fare a meno dell'altro.

E così un pò di anni fa ci siamo trovati, dopo una vita passata a professare la fede verso le moto carenate, possibilmente monoposto, "perché le moto non sono affar da squinzie", è arrivata lei e piano piano ha incominciato ad essere ritagliata e rifinita somigliandomi sempre più.

Mi ricordo bene di quando neanche quattordicenne, girando sul vecchio Solex di Papà e sognando le 125 da gp, l'ho vista la prima volta, nuda, enorme e rossa come lava, sembrava andare in contrasto con tutto il mondo che allora era carenato integrale e aveva frazionamenti che recitavano solo la tabellina del quattro per cilindri, valvole e carburatori.
Come solo i bambini sanno fare, corsi a casa e ne feci un bel disegno sognandoci sopra parecchio;
disegno che ho conservato e che incosapevolmente portava in se già la germinazione per la passione della personalizzazione.

Me ne sono ricordato così, del disegno che ora, oggi, ho ritrovato un pò ingiallito, mentre il mio bel faro tondo del primo Monster a carburatori tagliava le nuvole spesse dentro una valle incantata e immobile nel primo di Novembre, con un freddo cane e l'asfalto nero come fosse stato appena disegnato con un pennarello di china.

E sono rimasto stranito come questo disegno somigli così tanto alla mia moto, a vent'anni di distanza.

Così me ne sono fregato, del fatto che la mia moto non va forte, non piega come le altre, che mangia olio che pare una bulimica per poi subito risputarmelo, come lo metto, dallo scarico cromato;
me ne sono fregato del fatto che non essendo un bravo meccanico ha un assetto che definire una merda è un complimento, con il mono duro come pietra e le forcelle che paiono le molle di una Dyane.

Perchè lei non vuole farmi vincere nessun campionato del mondo, lei è una brava motocicletta, e vuole soltanto portarmi in giro, che piova, che faccio un caldo schifoso, o che si geli, lei vuole portarmi in giro per sognare insieme, lentamente, il più a lungo possibile.

Si, effettivamente proprio non è un a moto da sbarbati, il mio cafè racer, è il mio sogno di quando ero un bambino.