venerdì 20 marzo 2009

mercoledì 18 marzo 2009

Aratri


Nel mezzo degli anni '90 insieme alla Bimota Sb7, un'altra meteora passò dalle parti della SBK.

Non mi é dato sapere se ci fosse lo zampino di Erick Buell, dietro all'Harley VR1000 che vedete raspare festosamente la via di fuga.

Il punto é, che se un vostro conoscente volesse tessere le lodi prestazionali della propria Twin americana, voi potreste sempre rispondergli che un Harley é buona solo per arare i campi!

Photo by speedjunkies.gr

martedì 17 marzo 2009

Running mind


Regolarmente da un pó di tempo a questa parte fa capolino un idea nella mia testa che consideravo impossibile...
Non capisco se é un fenomeno stagionale o qualcosa di serio;
ma mi spiego: da quando ho potuto permettermi la "scelta" (fenomeno puramente economico) di una moto, il mio cuore mi ha sempre portato verso le bicilindriche bolognesi, da motociclista ho sempre apprezzato tutte le moto, ma amavo solo le Ducati...D'annata!

Ora la genesi di questo pensiero, é facilmente riconducibile alla giovane età, che fa rima con un gusto un pó tamarro e un corpo giovane che non soffre di posture da fachiro.
Ho potuto godere appieno di migliaia di chilometri appeso ai semimanubri di missili bicilindrici spinti dal Desmoquattro, questo fino ad un paio di anni fa;

Con l'approssimarsi degli "enta" ho incominciato a sentire il bisogno di trovare una dimensione più umana e poetica della moto, legata ai viaggi, ai paesaggi, una moto che non fosse una Ducati mi sembrò anche allora fuori discussione e come un albatro devoto alla sua compagna per tutta la vita, mi feci corrompere dalla seduta comoda e bassa del Monster.

E fin qui, direte voi: "che ci frega?" , ecco che mi sono scoperto guardare con candido desiderio e con intenzioni compereccie Harley e Triumph....
Mi dico: "come non desiderare ardentemente di affrontare una giornata piovosa d'autunno a bordo di una XL-CR con la grinta di Douglas in "black rain", o affrontare un passo in solitaria meditazione con il ringhio sonoro di una Speed Triple T 309 verniciata nera come la notte..."

Oppure ancora di affrontare le curve scivolose della vecchia Targa florio su un vecchio CB 750 Café Racer, cullati dal gorgoglio del 4 in 1 completamente libero in rilascio...

forse l'evoluzione di un motociclista é questa, non piú la prestazione inutile e fine a se stessa, dell'autostrada divorata ballando sulla zona rossa dell'ultima ipervitaminica bomba, ma il sapore di una moto e di un momento "a misura d'uomo", magari dato dal profumo di un vecchio giubbotto in pelle che ci accompagna da tanti anni o dalla compagnia di un vecchio ferro a  carburatori dalla coppia elastica e cremosa.

In pace con se stessi e con gli altri, perché, diciamocelo, quelli che vivono la vita delle motociclette solo per impennare e lisciare le saponette sul passo piú vicino, hanno rotto le palle a tutti.

....Tutto questo per dire che vorrei un'altra moto, ma non una Ducati.....O sono scemo, o mi sento in colpa! :-)

martedì 10 marzo 2009

Liscio come l'olio-The Threepercenters


Roberto Parodi é l'autore di "Il cuore a due cilindri", un libro di cui ho già parlato in passato sul Blog, ma oltre a questo ha la bravura di cristallizzare in lettere le riflessioni che ogni Motard spesso ha inconsapevolmente, questo stralcio proveniente dal suo sito (nell'elenco) mi é piaciuto.
Spero non darà fastidio che io l'abbia portato anche qui.


Ci sono cose che vanno storte e altre che vanno lisce come l'olio.
Questo penso, mentre svito il bullone sotto il carter, per cambiare l'olio motore della mia 1340 Road King del 1998.
Mentre la chiave fa girare docilmente la testa del bullone, penso che questa è una di quelle che funzionano bene. Il grosso bullone mi finisce in mano e un fiotto di olio nero e tiepido mi scorre tra le dita per finire in una bacinella di carta stagnola.
Anche il giro di domenica è andato liscio: appuntamento alle dieci in Porta Ticinese, con i soliti amici, Rudy, Luca, e persino Mario era puntuale. Ne sono pure arrivati altri e alla fine sembrava quasi di essere un piccolo ciapterino! (qui lo dico e qui lo nego...)
Ma alcune cose vanno anche storte.
L'atmosfera a volte è un po' meno scatenata e molti hanno perso un po' di smalto e di allegria, altri affrontano nuove realtà di famiglia e di lavoro e un'ombra di preoccupazione ogni tanto passa loro sugli occhi come una nuvola scura.
Guardo l'olio denso che si è raccolto nella bacinella e penso invece com'è facile con la moto: l'olio vecchio si sostituisce in un lampo, una candela sporca si pulisce, un serbatoio si riempie.
Un mondo ideale, questo nostro mondo parallelo su due ruote, e popolato solo da amici, gite fuori porta o viaggi lontani, dove i soldi in tasca bastano sempre per il pieno e una birra.
Mentre l'olio fluisce bene dalla lattina di Castrol nel bocchettone del carter, penso a come è invece difficile portare avanti un progetto o un business plan.
Penso alla facilità con cui si sceglie una meta con gli amici, e mi viene un brivido pensando a quante interminabili discussioni nelle riunioni d'ufficio per decidere niente.
Immagino un bivio abbandonato in mezzo a due remote stradine e la velocità con cui decidiamo la nuova direzione, e la mia mente va alle difficoltà con cui in ufficio si deve combattere per cambiare una direttiva che magari non è più quella giusta.
Quante similitudini ci sarebbero tra la vita vera e quella passata stringendo il manubrio della nostra Harley-Davidson, considero mentre misuro il nuovo livello dell'olio. Ma non sarebbe giusto scambiarle: l'ufficio, le bollette e le rotture, da un lato e la nostra moto dall'altro, che ci aspetta sempre pronta nel garage e in un angolo della nostra mente.

domenica 8 marzo 2009

A & B side



Due tocchi esperti e di classe, spesso  bastano a rendere una moto speciale per il cuore del proprio innamorato proprietario.

Gli scarichi sono degli splendidi Conti replica, simili a quelli montati sulle prime 851 tricolore, i cerchi a razze cave Marvic e un paio di Brembo dal pieno per staccare all'ultimo centimetro.

Diciotto anni...é giusto giusto maggiorenne! ;-)




venerdì 6 marzo 2009

Lazzaro






"Lazzaro, alzati e cammina" disse un voce di un personaggio un pò importante... :-)

Nel nostro incessante rincorrere l'onnipotenza, che contraddistingue il genere umano, un giorno un grande motociclista che conosco, decise di essere il salvatore di un rottame calcinato.

Era evidentemente un desiderio che gli rodeva da tempo dentro, non era una questione di pura moneta, ma forse di conquistare il cuore meccanico di una bella abbandonata, destinata al macero sicuramente.

Il destino, che ha le orecchie orientabili per queste cose gli ha reso subito le cose facili;
dopo mesi di elucubrazioni su quale dovesse essere la "base" giusta per un restauro in grande stile, un annucio impietoso metteva in vendita un 916 più consumato di una crosta di formaggio in tempi grami.
Più di una decina di proprietari sulla groppa, qualche megamilione di chilometri, le carene (le poche rimaste) di tutti i colori disponibili della gamma Ducati, picchiata talmente forte da ricordare poco nelle forme la linea originale.

Ma era lei quella giusta, il 916 ci si diceva, se deve essere, deve essere un prima serie, quello del 1994, che alla sua uscita lasciò il mondo a bocca aperta e le rivali a bocca asciutta.

Lazzaro fu portato a casa, e piano piano, smontato, pulito, lucidato da mani, che senza fretta che si muovevano su di lui con la consapevolezza di un risultato certo.

Il vecchio Desmoquattro, stanco e piegato da mille incurie, aperto e regolato come un orologio, alleggerito in tute le sue parti e spinto da due pistoni dei racing di una volta (che tanto si vive una volta sola, meglio farlo in grande stile), ad ogni pezzo aggiunto riprendeva un pezzo della vita che sembrava aver perso per sempre.

Dopo un tempo che pareva infinito, il suo piccolo Dio disse al suo Lazzaro: "Alzati e cammina".
Lazzaro si diede una scaldata ai fusibili, schiarì la voce dei cannoni in carbonio, tirò la più grossa ciuciata di benzina che gli riuscì e la risputò combusta sotto forma di tuono, e nessun piccione nel raggio di un chilometro non si spaventò.

La mia 888 che guardava la scena di traverso sul cavalletto, di fianco a me ridendo disse: "É un miracolo!", giusto per far capire a Lazzaro che aria tirava da quelle parti, ma in fondo lei ed io sapevamo benissimo che quell'affare nero e incazzato, fatto di carbonio e alluminio pregiato, sarebbe stato un osso veramente duro.