venerdì 26 giugno 2009

Whooarrr WHOOOAAARRRRrrrr...

Le donne dei motociclisti.


Fondamentalmente é un errore generalizzare, una persona può trovare dei tratti o dei comportamenti comuni in un dato numero di persone, ma più é vasto il nostro campione da analizzare, più si incorre nell'errore certo.

Voglio farvi un esempio, si può tranquillamente affermare che: "i motociclisti hanno due, (2) ruote sotto al sedere", anche se Piaggio, con il suo incubo plasticomane, ci ha tranquillamente dimostrato che possono essere tre;
Questo sebbene confermi la regola dell'eccezione, é una generalizzazione possibile, il suo inverso potrebbe benissimo essere invece che: "tutti gli Harleysti, sono delle brutte persone, ingombranti in strada, come nella società civile".
Questa é una minchiata bella e buona, anzi, per diretta esperienza posso garantirvi che un numero nutrito delle migliori persone, veri appassionati di motociclette, che ho conosciuto nella mia vita, smarmittano allegri proprio su una Twin Americana.

Ora, il prolisso e noioso preambolo che vi siete appena sorbiti, mi serviva per esporvi l'ultima visione avuta.
Le donne, o meglio, le donne di tutti i motociclisti del mondo, senza eccezioni di sorta, SONO UGUALI!
E sono uguali, nella misura in cui un particolare ben preciso, le accomuna tutte, punto.

Sebbene questo particolare, non abbia forma precisa, colore o un ugual punto dove sia possibile trovarlo, vi posso garantire, fuor di dubbio, che esso esiste. 

Una bella cicatrice da scarico, ecco cosa insidacabilmente le accomuna, ma non la cicatrice di una caduta, ma la arroventata carezza della marmitta, che ad ogni primavera o estate che si rispetti, fatta di minigonne e magliettine microscopiche colorate, annuncia la sua presenza, su quella bella e liscia loro pelle.

La Valchiria, del Bar Sport su Racer, l'aveva sul polpaccio, lo scarico gianelli del tubone che l'aveva impressa aveva lasciato anche la scritta "only for race", che tradiva le intenzioni poco riguardose verso l'esistenza del concetto del sesso forte, come nella vita anche sulle moto.

martedì 16 giugno 2009

Multato.


Ieri sera ho preso una multa.

Ecco di per se, essendo un motociclista non credo che ci sia nulla di speciale in questo, ma sono rimasto profondamente seccato, non tanto per la settantina di Euro che mi sono stati spillati, ma per il fatto di essere stato multato per nulla.... O meglio per la settantina di Euro.

I fatti sono più o meno, in sintesi, questi: Un amica mi ha invitato per una cena a Pavia, ho preso la mia bella motocicletta e sono arrivato lì, incredibilmente ho trovato subito la via e l'indirizzo, ho spento il motore e mi sono apprestato a posteggiare...
Ed ecco che arrivato i "pinguini", "Buonasera, lei ha attraversato una zona proibita, dobbiamo multarla", già nella mia testa si andava configurando l'idea di una "No flight zone";
rispondo: "Come una zona proibita, non capisco, sono in moto..."; Pinguini "Ecco appunto, l'accesso alla ZTL é consentita sono ai motorini o ai residenti qui a Pavia."

Morale, settantaquattro Euro, una occhiataccia per il mio scarico non omologato, perché la mia moto é una "moto" e non un "motorino"....... 
E io mi sento sempre meno adatto alla convivenza con tutto questo, regole, regoline, e codicilli, che per quanto mi sforzi mi pare che assolvano soltanto alla funzione di: "Fotterci il soldi", perché se uno cerca il logico nel permettere il passaggio ad un ciclomotore ma non a un motociclo, non lo trova.... Il logico.

Al prossimo giro vado in motorino.

martedì 9 giugno 2009




Se mai fosse possibile pensare di creare una "special" su una base già chiamata "special".....

QUI il link di un bel blog dove poterla osservare nei minimi dettagli.

lunedì 8 giugno 2009

Snarling Bimota's




La foto trovata per caso della Suzuki Tl 1000 mi ha fatto pensare;
prima dell'avvento della serie "Testastretta" di Ducati, c'era stata una corsa agli armamenti da parte di molte case motociclistiche sul versante Bicilindrici da SBK, si era buttata Aprilia, Honda con la SP1 e Suzuki con il TL 1000, Honda riuscì addirittura per un anno a strappare l'iride del campionato piloti con Edwards in un duello memorabile ad Imola. 

Erano anni dove aveva preso piede l'idea che se una moto non fosse bicilindrica, non poteva avere chance di vittoria, Honda lavorò bene ma la Vtr stradale era  pesante e il motore non era cattivo come i 130 cv lasciavano intendere, Suzuki non ci provò nemmeno a correre, il Tl era un mattone vero, le sospensioni erano ridicole e cervellotiche, ma una cosa buona l'aveva...
Il motore era un autentico dispensatore di mandrie di equini, fiacchetto sotto, sopra, urlava per davvero.

A questo punto della storia entrano in gioco due figure importanti, la prima é Bimota, che sforna una gioiello di cattiveria e rudezza come la Sb8, il primo telaio composito al mondo in alluminio e carbonio vede la luce, tutto il progetto é finalizzato alle competizioni;
la struttura del telaio, la mensola sella in carbonio, studiate per ovviare al difetto tipico della ripartizione dei pesi troppo spostate sul posteriore dei bicilindrici a 90°, l'estetica é l'ultimo dei problemi sul un "attrezzo" da corsa, ma invece nasce una moto particolare e riconoscibilissima, tanto da essere usata come testimonial di abbigliamento e pneumatici.

La seconda é Franco Farné, mitico guru della setta Ducatista, in quegli anni sigla l'evoluzione e l'affinamento del progetto SB8 e il ritorno al successo di Bimota con la vittoria a Phillip Island, anche se le vicissitudini economiche dell'azienda precludono la possibilità di correre addirittura il resto della stagione.

Oggi che le Ducati sfornano 170 cv come nulla fosse, i "soli" 140 cv dell'SB8 sembrano ronzini, ma é il "pacchetto" Bimota a rendere ancora attuale il bombardone Riminense, un pacchetto fatto di un peso ancora da riferimento di 175 kg, telaio e sospensioni semplicemente al Top e tutta la gestione dell'alimentazione ricreata da Bimota, che dona al twin nipponico quel buon sapore di "attrezzo fatto a mano", pieno di buchi e zoppicante, ma tremendamente intimidatorio nell'erogazione.


La bella Sb8 é stata prodotta in due distinte versioni, la prima (SB8-R e SB8-R Special) sono caratterizzate da due enormi prese dinamiche che vanno dai lati del frontale a connettersi sopra il serbatoio, sospensioni Paioli e Ohlins con cerchi Antera, il bicilindrico Suzuki eroga 135 cv.
La seconda serie, riveduta e corretta, presenta un airbox migliorato, la sparizione (purtroppo) dei condotti dell'aria in luogo di una presa d'aria sotto lo sterzo, il codone ridisegnato che la rende piú filante, ma anche meno particolare, e una futuristica strumentazione a led in luogo dei belli strumenti analogici a fondo bianco.
Proposta in due modelli, una replica Gobert denominata SB8-K e una più sofisticata SB8-K Santamonica, che monta sospensioni interamente Ohlins, cerchi OZ, pinze radiali Brembo e qualsiasi parte realizzabile in fibra composita, 140 cv e un erogazione più lineare sono l'upgrade al Twin.