venerdì 6 marzo 2009

Lazzaro






"Lazzaro, alzati e cammina" disse un voce di un personaggio un pò importante... :-)

Nel nostro incessante rincorrere l'onnipotenza, che contraddistingue il genere umano, un giorno un grande motociclista che conosco, decise di essere il salvatore di un rottame calcinato.

Era evidentemente un desiderio che gli rodeva da tempo dentro, non era una questione di pura moneta, ma forse di conquistare il cuore meccanico di una bella abbandonata, destinata al macero sicuramente.

Il destino, che ha le orecchie orientabili per queste cose gli ha reso subito le cose facili;
dopo mesi di elucubrazioni su quale dovesse essere la "base" giusta per un restauro in grande stile, un annucio impietoso metteva in vendita un 916 più consumato di una crosta di formaggio in tempi grami.
Più di una decina di proprietari sulla groppa, qualche megamilione di chilometri, le carene (le poche rimaste) di tutti i colori disponibili della gamma Ducati, picchiata talmente forte da ricordare poco nelle forme la linea originale.

Ma era lei quella giusta, il 916 ci si diceva, se deve essere, deve essere un prima serie, quello del 1994, che alla sua uscita lasciò il mondo a bocca aperta e le rivali a bocca asciutta.

Lazzaro fu portato a casa, e piano piano, smontato, pulito, lucidato da mani, che senza fretta che si muovevano su di lui con la consapevolezza di un risultato certo.

Il vecchio Desmoquattro, stanco e piegato da mille incurie, aperto e regolato come un orologio, alleggerito in tute le sue parti e spinto da due pistoni dei racing di una volta (che tanto si vive una volta sola, meglio farlo in grande stile), ad ogni pezzo aggiunto riprendeva un pezzo della vita che sembrava aver perso per sempre.

Dopo un tempo che pareva infinito, il suo piccolo Dio disse al suo Lazzaro: "Alzati e cammina".
Lazzaro si diede una scaldata ai fusibili, schiarì la voce dei cannoni in carbonio, tirò la più grossa ciuciata di benzina che gli riuscì e la risputò combusta sotto forma di tuono, e nessun piccione nel raggio di un chilometro non si spaventò.

La mia 888 che guardava la scena di traverso sul cavalletto, di fianco a me ridendo disse: "É un miracolo!", giusto per far capire a Lazzaro che aria tirava da quelle parti, ma in fondo lei ed io sapevamo benissimo che quell'affare nero e incazzato, fatto di carbonio e alluminio pregiato, sarebbe stato un osso veramente duro.

2 commenti:

Enrico Zani ha detto...

Grande post! Ma soprattutto grande lavoro.. Chiunque lo abbia fatto, merita rispetto e ammirazione.. Rimettere a lucido una moto del '94 che versava in condizioni disperate?!?! E soprattutto ricavarne una special del genere.. Che gran lavoro! Questa per me è passione al 110%!!
Un salutone..
Enrico

Reparto corse n. 6 ha detto...

enorme moto, era un peccato lasciarla marcire.ciao