venerdì 22 gennaio 2010

La frizione e la tecnologia.


In questi giorni mi sono dedicato a MangiaOlio, da tempo mi stava chiedendo insistentemente che le risolvessi qualche magagna e io, insensibile e svogliato, l'unica fatica che le dedicavo era riempirle il serbatoio ancora e ancora per farmi portare in giro.
D'altronde la fatica dei più e più strati per resistere alle temperature glaciali di questo Gennaio nebbioso mi sembravano più che sufficienti.
Così nell'ultima corsa in tangenziale sono stato punito.

Sottofondo sonoro di un bicilindrico in accelerazione, cambio marcia... Rumoraccio di ferraglia!
E la frizione ha rumorosamente esplicitato la sua dipartita, una veloce riparazione tanto da tornare al calduccio di casa, con innumerevoli coniazioni di irripetibili maledizioni millenarie... Ma in fondo felice di assaporare un pò di avventura inaspettata.
Ho preso il telefono in mano e è iniziata la ricerca di una campana d'occasione, dischi e quant'altro servisse ad uno svecchiamento generale dell'arnese incriminato, e ho risolto finalmente i problemi di strappi e cigolii che perduravano oramai da mesi.

Insomma Quaranta euro e una soddisfazione immensa, nell'aver capito un'altra volta come funziona la mia motocicletta, certo che a pensarci bene uno potrebbe non riuscire a capire come possano dei dischettini di metallo impilati in un piccolo scolapasta dare il moto dai pistoni alle ruote della propria amica.

E infatti anche dopo averla smontata, rimontata e testata lungamente oggi, non ho ben inteso come questa azione possa ripetersi con perfezione meccanica migliaia e migliaia di volte al comando della leva.

Non fraintendetemi, il funzionamento è semplice, si tira la leva, lo spingidisco avanza e i dischi si allargano quel tanto che basta perchè la magia abbia inizio ed una fine ad ogni nostro comando, ma è il concetto stesso di frizione che mi ha fatto pensare...

Ma dico, ci pensate quanta pazienza deve avere in mezzo al traffico sempre puntata, sempre lì lì per essere lasciata liberaaa..... E poi invece di nuovo in folle, fermi, sempre più stressata, accaldata e indispettita.

Mentre ci lavoravo sopra, mi chiedevo se si potesse stilare una classifica degli "organi" più importanti di una motocicletta, e così tutto indaffarato avevo avuto la senzazione che proprio la frizione fosse uno di quelli;
naturalmente questa "illuminazione" accade solitamente quando i fumi del carburante ottenebrano la mente, quel tanto da far sembrare il mondo un posto ameno e in fondo semplice da affrontare ogni dì.
Ma il mio fai da te meccanico ha incredibilmente ridato forza a quella corrente di pensiero albergate nel cervello di tipica scuola britannica in materia di costruttori di automobili, che più o meno recita così: "quello che non c'è non si rompe".

Questo mi insegni ad andare a vedere per la prima volta nella mia vita motociclistica una BMW, ingolosito da quell'optional tanto attraente come le manopole riscaldate...

Nulla vale come una motocicletta che si possa vivere quotidianamente, e che allo stesso tempo, porti in se una tecnologia ancora a misura della borsa dei miei attrezzi, anche perché vorrei vedere risolvere un blackout da centralina-gps-spaziotrone, su un umido marciapiede Meneghino con un cacciavite e il solito fil di ferro...

Bon! Anche quest'anno mi son salvato dall'acquisto inconsulto... Certo che le manopole riscaldabili.... :-)

2 commenti:

Enrico ha detto...

Finché non le hai non sai quanto siano una goduria... :-)

Io ho dotato la mia Topona (ho una K1200R/Sport grigia, non so se sapevi...) di "gatti morti" Tucano Urbano, e con le manopole riscaldabili al minimo guido con le mani impellicciate e fasciate solo da un paio di comodi guanti estivi di pelle, a tutto vantaggio della sensibilità di guida. Questo anche con temperature esterne sotto zero, e ti garantisco che la cosa non ha prezzo... :-)

Certo, il mio Superlight ha un altro carisma, ma ci sarà tempo per tutto... :-))

Enrico ha detto...

E comunque complimenti... gran bel post! :-)